domenica 14 giugno 2020

Semel in anno licet insanire

Questa sentenza, pronunciata quasi sempre in tono scherzoso, che significa:

una volta all'anno è lecito fare pazzie,

a partire dal Medioevo è diventata proverbiale, ma, pur non essendo mai stata scritta in questa forma precisa da autori latini o greci, è riconducibile ad affermazioni analoghe di vari poeti e prosatori classici.
Si ritiene che essa si riferisca a usanze collettive con fini liberatori, cioè a particolari festività svolte in determinati periodi dell'anno, caratteristiche, per quanto sotto diverse forme, di molte società occidentali. Periodi, durante i quali era consentito non rispettare certe regole e certe convenzioni sociali e che dovevano fungere da valvola di sfogo, per dare corpo anche a risentimenti e rivalse, ristabilendo così l'equilibrio all'interno della società. Basti pensare alla solennità latina dei Saturnali (17 - 23 dicembre), in cui i festeggiamenti in onore del dio Saturno - quello che aveva dato origine alla mitica età dell'oro - dovevano riprodurre quell'antica felicità, sia banchettando allegramente e scambiandosi regali, sia concedendo agli schiavi la facoltà di insolentire i padroni e di farsi servire da loro a tavola, al fine di ristabilire - almeno per una settimana - la primitiva uguaglianza tra tutti gli uomini.
In Orazio troviamo questo verso, dal significato assimilabile al proverbio, l'ultimo dell'Ode dodicesima del IV libro:

è piacevole folleggiare al momento opportuno,

ma forse è proprio l'austero filosofo Seneca ad avvicinarsi di più al concetto originario. Leggiamo che cosa dice a tale proposito (De tranquillitate animi, XVII, 10 - 11):

Infatti, sia che crediamo a un poeta greco [= il commediografo Menandro], "ogni tanto è piacevole fare pazzie"; sia a Platone, "inutilmente prova a bussare alla porta della poesia chi è troppo padrone di sé"; sia ad Aristotele, "non ci fu mai un grande ingegno senza un briciolo di follia": non può dire qualche cosa di grande né di superiore agli altri se non una mente in preda all'eccitazione.

E allora? Che cosa aspettiamo? Diamoci da fare...
Sotto a chi tocca!  



     


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