martedì 11 agosto 2020

Partita a scacchi con la morte



"La morte che gioca a scacchi", dipinto di Albertus Pictor, pittore svedese (c. 1440 - c. 1507).

L'abbinamento tra morte e scacchi è una costante nella storia letteraria di questo gioco e nell'immaginario collettivo. La potenza intellettuale, che comunemente si attribuisce a chi eccelle in questa attività ludica, può sottintendere - agli occhi di un profano - un'intelligenza luciferina, e, quindi, per una spontanea associazione d'idee, un sotterraneo collegamento con ciò che per eccellenza è considerato il frutto del principe delle tenebre, ossia la morte, intesa come annientamento del corpo e dannazione dell'anima.
Basti pensare al film del 1957 "Il settimo sigillo", capolavoro del regista svedese Ingmar Bergman, in cui si assiste alle suggestive e famose scene della partita a scacchi giocata dal cavaliere Antonius Block e la Morte. Ambientato in un Nord Europa, dove regnano la peste e la disperazione, il film presenta il nobile cavaliere Antonius Block, appena tornato da una Crociata, che sulla riva del mare incontra la Morte. Essa pretende la sua vita, ma Antonius la sfida a scacchi, per rimandare il più possibile la propria fine:








    

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