martedì 4 gennaio 2022

Viene, viene la Befana...

Tra due giorni si festeggerà la Befana, cioè l'Epifania. Quando ero piccolo, negli anni '50, questa era la festività più amata dai bambini, perché a Roma non aveva ancora preso piede l'usanza esterofila di aspettare i doni da Babbo Natale, ma la vera dispensatrice dei regali era la vecchia e simpatica Befana. E così i bimbi e le bimbe [se preferite: i bimb*] vivevano le due settimane delle vacanze natalizie nella trepida attesa di quell'unico giorno (l'ultimo!), in cui ricevere i doni, che venivano goduti in fretta e furia e con l'amaro in bocca, perché l'indomani - poche ore dopo - bisognava tornare a scuola. Erano giocattoli semplici, non sofisticati come quelli odierni, ma appunto per questo adatti a stimolare la fantasia e la creatività di noi bambini. L'incanto delle ultime ore di attesa, quelle della vigilia, era aumentato dalla particolare atmosfera, un po' "autentica", ossia creata ad arte dai genitori, un po' prodotta dall'ardente e ingenua immaginazione infantile. Mi ricordo che il pomeriggio e la sera del 5 gennaio sentivo suonare ogni tanto delle trombette. A detta dei miei genitori (che le suonavano di nascosto) erano i befanini: non ho mai capito se "fossero" i figli o i nipoti della Befana, che ne preannunciavano l'imminente arrivo. E poi il fascino fiabesco di piazza Navona con le sue pittoresche baracche... Altri tempi.
Era normale che nella mente di un bambino tutto ciò facesse passare in secondo piano l'autentico e fondamentale significato di quella festa cristiana. L'Epifania è la prima manifestazione pubblica di Gesù appena nato, non solo ai pastori della zona, ma principalmente ai tre (Re) Magi, venuti dall'Oriente - la Persia - seguendo la direzione della stella cometa. Questi personaggi sono ricordati solo nel Vangelo di S. Matteo, che non ci precisa il loro numero: siamo noi a definirli tre sulla base dei doni, che portarono al divino bambino: oro, incenso e mirra. L'evangelista ci informa pure che un sogno suggerì loro di non tornare dal perfido Erode, che aveva chiesto di riferirgli il luogo dove avrebbero trovato il neonato, e così ritornarono direttamente nella loro patria.  
 Personalmente ritengo questa festività molto significativa, perché la interpreto come un passaggio di consegne dalla religione mazdea o zoroastriana (i Magi erano dei sacerdoti/astrologi persiani) a quella cristiana. Io che, per il cognome che porto, ho sempre provato una grande curiosità nei confronti del mazdeismo, ho constatato molte affinità tra le due religioni. Satana contro Dio = Arimane contro Ahura Mazda; il paradiso, parola e concetto persiani, che ritroviamo nel cristianesimo; il giudizio finale; la virtù mazdea che si esplica nel retto pensiero, nella retta parola e nella retta azione; la perpetua e drammatica lotta tra il regno della luce e il regno delle tenebre, caposaldo della spiritualità mazdea, ma presente anche nell'ispirato prologo del Vangelo di S. Giovanni. Insomma, l'ossequio e l'omaggio, che i Magi vennero a tributare a Gesù bambino, secondo me equivalgono... al passaggio del testimone in una gara di staffetta. E come in tutte le competizioni alla fine ci sarà un vincitore: "e le porte dell'Inferno non prevarranno". Non praevalebunt.

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