martedì 26 gennaio 2021

Nulla dies sine linea

Nessun giorno senza una linea: questo  è il significato della frase riportata nel titolo. L'ha scritta Plinio il Vecchio (così denominato per distinguerlo dal nipote e figlio adottivo Plinio il Giovane) nel suo trattato Naturalis historia, riferendosi al pittore greco Apelle, che non lasciava passare alcun giorno senza aggiungere un tratto di pennello, anche un semplice ritocco, alle sue pitture. La frase è diventata giustamente famosa e proverbiale. Sta ad indicare che per eccellere in qualunque attività è necessario l'esercizio continuo, scaglionato nel tempo, evitando la tentazione illusoria di concentrare i propri sforzi solo nella fase finale del lavoro, come se la fatica concentrata all'ultimo momento, per forza di cose frettolosa e approssimativa oltre che poco lucida, perché minata dalla penosa consapevolezza del tempo che fugge via, possa essere più risolutiva in quanto svolta nell'immediata prossimità del punto cruciale.
Consentitemi (si fa per dire) di aggiungere qualche parola su questo singolare personaggio. Appassionato di storia naturale, come testimonia il titolo, appena citato, della sua opera, Plinio si dedicò alla carriera militare fino a diventare ammiraglio della flotta imperiale del Tirreno, che aveva la base a capo Miseno. Nel 79 d. C., quando si verificò la terribile eruzione del Vesuvio, si diresse verso Stabia con le sue navi da guerra con l'intenzione di imbarcare più persone possibili, per metterle in salvo, ma anche per studiare da vicino quello strano fenomeno naturale. Purtroppo il mare agitato impedì alle triremi di avvicinarsi alla riva e pertanto egli si fece portare a terra su una scialuppa. Andò a trovare i suoi amici e cercò di tranquillizzarli, poi andarono tutti verso la spiaggia, per sfuggire alla pioggia di pomici e di lapilli. La mattina dopo fu trovato morto, asfissiato dai gas emessi dal vulcano.   

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