giovedì 1 giugno 2023

Omofollia

Negli ultimi giorni qualcuno con una dichiarazione inopportuna, anche se – o proprio perché – dettata dal dominante e prevaricatore pensiero unico, ha intonato una geremiade sulla piaga insopportabile di alcune fobie, riguardanti però una minima percentuale di persone, a cui, quando è necessario, va tutta la solidarietà, ma che non possono pretendere di monopolizzare con i loro problemi personali l'attenzione di un'intera società per tutte le ore di tutti i giorni di tutti gli anni. Oltretutto le vere piaghe insanabili sono ben altre, e non riguardano i personalissimi gusti che si esplicano in camera da letto, su cui – giustamente – nessuno ha il diritto di sindacare, ma le esigenze primarie della vita, anzi della sopravvivenza: la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e remunerato decentemente, il problema dell'alloggio, due problemi che, uniti, sono l'ostacolo maggiore che impedisce a un uomo e a una donna di poter formare una famiglia, e poi la malasanità, che si è ben messa in mostra negli ultimi anni, il degrado irrecuperabile in cui è caduta la scuola, che ha trasformato la sua fondamentale funzione formativa in un'indegna funzione informativa, sostanziata dalle stupide e squallide teorie suggerite dalle mode del momento, la follia bellicista che fa sprecare diabolicamente nella pervicace ricerca della morte ingenti risorse, che potrebbero risolvere almeno in parte non pochi dei problemi vitali suaccennati, lo sfruttamento dei bambini, non soltanto a proposito del lavoro minorile ma anche della pedofilia, del loro indegno traffico, dell'espianto dei loro organi, e chi più ne ha, più ne metta.

C'è da aggiungere che questi personaggi, che vorrebbero fare la morale agli altri, pontificando e atteggiandosi a grandi saggi, ignorano pure il significato delle parole che usano con tanta superficiale sicumera. Per esempio, tutti i nomi composti con il suffisso -fobia, che in greco significa paura: agorafobia, claustrofobia, acrofobia, aracnofobia etc., equivalgono a paura dello spazio aperto, di un luogo ristretto, dell'altezza, dei ragni e, quindi, sono un disturbo della personalità, che nessuno si è mai sognato di definire un crimine, ma un'oggettiva limitazione nel comportamento di chi ne è soggetto. Pertanto – e veniamo al punto – la parola omofobia, formata da due parole greche: omoios (= uguale) e fobia (= paura), equivarrebbe semplicemente a: paura dell'uguale ed è un erroneo e inammissibile stravolgimento linguistico e logico farle acquistare l'attuale e vituperato significato di: odio per coloro che fanno l'amore con uno(a) dello stesso sesso.

D'altra parte, se il pensiero dominante, cioè non quello dei più, ma di chi ha voce in capitolo in quanto detentore del potere (economico, finanziario, militare, politico, religioso), impone certi valori folli e inaccettabili, come quelli in gran voga oggi, forse dovremmo cominciare ad avere paura dei nostri simili, che li partoriscono, e a sentirci un po' omofobi... ma questa volta a stretto rigore di termini. 

Post in evidenza

Festìna lente

Questo motto latino, tuttora molto usato, significa: affréttati lentamente, e pare che fosse pronunciato spesso dall'imperatore Augusto,...