lunedì 9 maggio 2022

Le caricature di Salomone

Una delle testimonianze più evidenti dell'antica saggezza giuridica latina è il suggerimento, poi diventato proverbiale, audiatur et altera pars [= si ascolti anche l'altra parte], che dovrebbe essere fatto proprio non solo dai giudici in un processo (ovviamente!), ma anche da quella categoria di autoproclamatisi (pseudo)scienziati e tuttologi, che si atteggiano con sussiego a depositari della verità. Alludo alla versione moderna degli antichi logografi e storici, che attualmente, però, non riescono ad innalzarsi a un livello superiore dei cantastorie, dei menestrelli dei poteri forti. Giornalisti, conduttori televisivi e intrattenitori grazie a non si sa quale scienza infusa (non tirerei in ballo lo Spirito Santo, perché i discorsi in questione sono di una volgarità e di una meschinità disarmanti) a tutti i costi vogliono apparire in grado di blaterare su qualsivoglia argomento, sputando sentenze e trinciando giudizi, che, secondo loro, esprimono tutta la verità, nient'altro che la verità. Ma che cos'è la verità? Secondo la corrente filosofica medievale chiamata Scolastica, che culminò nel genio di S. Tommaso d'Aquino, la verità è definibile come adaequatio rei et intellectus, ossia corrispondenza tra la realtà e il pensiero. La realtà in sé e per sé non è né vera né falsa, può essere vero o falso un giudizio formulato sulla realtà. Quindi, prima di proclamare: questo è vero, questo è falso, bisogna ricercare e vagliare i diversi punti di vista, perché la verità è univoca – su questo siamo d'accordo – ma solo alla fine di un lungo e laborioso processo di indagine e neppure in tutte le circostanze, perché talora per la complessità dell'argomento in questione ci dobbiamo accontentare di avvicinarci alla verità, di sfiorarla senza riuscire a comprenderla e a possederla interamente.

In greco antico la parola verità è alétheia, formata da a (alfa privativo) + la radice lath/leth che troviamo nel verbo lanthàno, [= stare nascosto]. Ossia essa consiste nel disvelamento, nel rivelare ciò che prima era nascosto. Una fonte unilaterale è insufficiente e tendenziosa: bisogna conoscere per decidere, e se ci sono due versioni contrastanti, è doveroso conoscerle tutte e due, per confrontarle e poter arrivare a concludere quale sia, se non quella vera, almeno quella più verosimile. I menestrelli di cui parlavo prima, non lo hanno fatto da più di due anni a questa parte – a proposito della cosiddetta pandemia – e non lo stanno facendo adesso a proposito della guerra e dei provvedimenti sciagurati che stanno prendendo i governi europei. Adducono cause fittizie, alzando urla e strepiti contro chi si azzarda ad analizzare le cause dei fatti, che, come c'insegna lo storico greco Polibio, possono essere di tre tipi: aitìa (causa profonda), arché (inizio dei fatti), pròphasis (pretesto, causa occasionale).

Non vorrei scomodare anche l'apologeta cristiano Tertulliano, però, sapendo fino a che punto questi cantastorie siano i portavoce degli oscuri poteri anticristiani, che vogliono abbrutirci, per cancellare dalla vita ogni parvenza di spiritualità, lo citerò con vero piacere: a proposito delle persecuzioni scatenate contro i cristiani e basate su accuse assurde e inconsistenti, egli affermò nell'Apologeticum: ne ignorata damnetur, ovvero che non sia condannata una religione sconosciuta. Cioè, per emettere un giudizio sensato, bisogna prima conoscere bene ciò di cui si sta parlando. E questa, se ce ne fosse ancora bisogno, è un'altra riprova di quanto siano convergenti la saggezza latina pagana e quella cristiana. 

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