giovedì 25 giugno 2020

Non vitae sed scholae discimus

Non impariamo per la vita ma per la scuola.
Questa sentenza del filosofo Seneca, che costituisce l'ultima battuta di una delle Epistulae morales - la 106 - indirizzate all'amico e discepolo Lucilio, per ironia della sorte viene sempre citata al contrario: non impariamo per la scuola ma per la vita. Siamo d'accordo che il suggerimento dello scrittore è proprio questo, di non studiare per ottenere un bel voto e l'apprezzamento degli insegnanti, ma per prepararsi alla vita; però se noi leggiamo il brano da cui è stata estrapolata la frase in questione, ci rendiamo conto che essa non pretende di avere una valenza imperativa, ma si risolve nella semplice constatazione di quanto sia sbagliato il sistema di studio di quei tempi e, purtroppo, anche di quelli nostri. Ecco le testuali (per modo di dire, in quanto le ho tradotte in italiano) parole del saggio Lucio Anneo Seneca:

Non c'è bisogno di tanti studi letterari per rendere migliore il nostro spirito, ma noi, abituàti a disperdere tutto il resto nel superfluo, facciamo la stessa cosa con la filosofia. Come in tutte le cose ci affatichiamo alla ricerca dell'eccessivo, così pure negli studi: non impariamo per la vita ma per la scuola.

Si tratta dell'eterno conflitto, che abbiamo ereditato anche noi, tra la frivola, inutile e dispersiva erudizione da una parte e la solida e sofferta cultura dall'altra, tra il tecnicismo di cavilli oziosi e inconcludenti, e la coraggiosa presa di coscienza dei grandi problemi dello spirito e della vita, insomma tra la vuota e inefficace informazione da un lato e l'indispensabile formazione (della mente e del cuore) dall'altro. La battaglia continua.     

Post in evidenza

Festìna lente

Questo motto latino, tuttora molto usato, significa: affréttati lentamente, e pare che fosse pronunciato spesso dall'imperatore Augusto,...