I miei saggi letterari

Tanti saluti da Orazio

 

Ho redatto questa recensione il 28 aprile (!) 2014, mentre avevo pubblicato il libro il mese prima. Faccio questa premessa per chiarire le battute iniziali e finali, altrimenti incomprensibili.





Finora avevo scritto soltanto romanzi di carattere fantastico, in cui si alternavano la fantascienza e la fantastoria: per la precisione i primi quattro, pubblicati presso la casa editrice Kimerik nel biennio 2009 - 2010, erano di fantascienza, come pure, ma non esclusivamente, l'e-book "La notte ha gli occhi verdi", pubblicato anch'esso presso l'editrice Kimerik a settembre 2013, mentre i sei romanzi, editi dalle edizioni Simple tra ottobre 2010 e maggio 2013, erano, pur se in maniera diversa, tutti rigorosamente fantastorici. Perché di punto in bianco ho abbandonato non solo queste tematiche, ma addirittura la struttura narrativa? Parlare di Orazio e, più in generale, di poesia latina non è un modo per rinnegare la mia produzione letteraria precedente ma, piuttosto, una sua valorizzazione. Adesso provo a spiegare questa mia affermazione apparentemente paradossale. Spero che i miei lettori, pochi o molti che siano, abbiano una buona memoria, perché è proprio ad essa che io mi appello.


In quasi tutti i miei romanzi sono presenti riferimenti, più o meno vasti, più o meno profondi, al mondo classico e in alcuni casi essi costituiscono l'ossatura narrativa vera e propria. Eccone la dimostrazione:
  • nel romanzo fantascientifico "Nei meandri del tempo" (Kimerik, dicembre 2009) da pag. 7 a pag. 16 i protagonisti sono impegnati in una discussione di argomento filosofico, che verte su Empedocle, gli Stoici e il poeta e filosofo latino Tito Lucrezio Caro, inoltre a pag. 60 e a pag. 122 è citata la mia traduzione italiana dello stesso verso di Properzio (IV, 7, 1);
  • nel romanzo fantastorico "La terra dell'ultima nebbia" (Simple, ottobre 2010) più della metà della narrazione - da pag. 5 a pag. 83 - è la rilettura personale, con l'aggiunta di nuovi fatti e personaggi specialmente femminili, del poemetto latino intitolato "De reditu suo", scritto da Rutilio Namaziano, vissuto tra la fine del IV secolo d.C. e l'inizio del V;
  • nel romanzo successivo "La spirale delle vite incompiute" (Simple, maggio 2011) che ne costituisce il seguito, nel secondo capitolo, intitolato "La settima porta" (pagg. 21-42), dove viene raccontata una visita alle Terme di Caracalla con annesso Mitreo sotterraneo, si parla di Seneca, Persio, Petronio e Lucano, viene illustrato e poi mostrato il regno dei morti sulla base della descrizione che ne dà Silio Italico nel poema epico "Punica". Le pagg. 45-46 sono dedicate a un flash drammatico sugli orrori della notturna conquista di Troia, seguendo la traccia del II libro dell'Eneide, mentre il quarto e il quinto capitolo sono in parte ispirati ad alcuni fatti e personaggi del "Bellum Iugurthinum" di Caio Sallustio Crispo, inoltre alle pagg. 28-29 c'è una mia traduzione ritmica della famosa ode a Leuconoe di Orazio;
  • in "Cronaca di albe lunari" (Simple, febbraio 2012), un mix di fantascienza e di fantastoria, da pag. 40 a pag. 52 il mondo classico torna prepotentemente in primo piano, sia con riferimenti a leggende esoteriche riguardanti il lago di Nemi e l'attiguo bosco di Diana, sia con la descrizione dell'Ade, desunta dal libro VI dell'Eneide, per non parlare della pagina finale, in cui torna l'ispirazione virgiliana relativa alla duplice porta dei sogni, di corno e d'avorio;
  • il romanzo "In attesa del buio" (Simple, ottobre 2012) mi ha fatto raggiungere il massimo risultato, cui potessi aspirare nel genere fantastorico. Infatti esso è doppiamente fantastorico, perché con la formula del romanzo nel romanzo sono riuscito a portare avanti due narrazioni parallele: una ambientata in età napoleonica, l'altra negli anni 62 d.C. e seguenti al tempo di Nerone. In questo secondo filone narrativo ho mescolato ai due protagonisti, creati dalla mia fantasia, anche alcuni personaggi storici, che hanno interagito con loro: Seneca, Persio, sua madre Fulvia Sisennia, Lucano, sua moglie Polla Argentaria, Silio Italico e ho citato brani di questi scrittori, come pure di Lucrezio e, all'inizio del romanzo, anche di Petronio;
  • nell'ultimo romanzo pubblicato presso le edizioni Simple, (maggio 2013) "Nel segno di Semudasùl", i primi quattro capitoli si svolgono nel mondo latino, all'inizio nel 71 d.C. al tempo di Vespasiano (a Ercolano e in Germania), in seguito nel 79 d.C. al tempo di Tito, nel periodo immediatamente antecedente e in quello immediatamente successivo alla terribile eruzione del Vesuvio. Inoltre a pag. 10 c'è la mia traduzione in terza rima dell'epistola di Orazio I, 4 (dedicata a Tibullo), a pag. 14 la mia versione italiana di un verso di Ovidio (Fasti, VI, 771), mentre nelle pagg. 28-30 ripropongo la lettura, con alcune considerazioni personali, delle piccole elegie della giovane Sulpicia, l'unica vera poetessa latina. Negli ultimi tre capitoli l'azione si trasferisce ai tempi moderni, ma verte sempre sugli scavi di Ercolano;
  • in "La notte ha gli occhi verdi", pubblicato nuovamente con la casa editrice Kimerik, ma sotto forma di e-book (settembre 2013), ho sperimentato anche il genere dell'ucronia o storia alternativa. Ciò mi ha permesso di presentare una variante storica dell'età di Nerone: la congiura di Pisone ha avuto successo, il tiranno è stato ucciso e al suo posto è stato messo Seneca. Inoltre a pag. 88 viene citato un brano della terza satira di Aulo Persio Flacco.  


Date queste premesse, non c'è da meravigliarsi che io abbia dedicato un'opera intera, anche se piccola, al I libro delle Epistole di Quinto Orazio Flacco. In questo libro mi soffermo ad analizzare alcuni punti della biografia di Orazio, prendendo in considerazione qualche aspetto della sua vita sentimentale e poetica. Però il fulcro del mio lavoro è rappresentato dalla traduzione in versi di dieci componimenti, che io ritengo i più belli, tratti dal I libro delle Epistole. Sì, in versi… E’ vero che le traduzioni dei classici in versi non vanno più di moda (la gloriosa Iliade di Vincenzo Monti, l’Eneide di Annibal Caro…), ma se avessi voluto seguire la moda, non avrei davvero scelto Orazio come argomento del mio libro. Quindi tralasciamo il discorso sull’uso dei versi, che possiamo considerare come un mio semplice vezzo, e spostiamolo invece sul concetto e sul significato che ha la traduzione di un testo poetico. Traduttore = traditore: è questo il luogo comune che – devo riconoscere – non è poi tanto lontano dal vero. Quale traduttore in certi momenti non si è sentito “artifex additus artifici” e non ha avuto la tentazione di aggiungere qualcosa di suo, di migliorare un’immagine, un’espressione che gli pareva non del tutto soddisfacente? E’ in questo modo che nascono le traduzioni belle ma infedeli, a cui si contrappongono quelle fedeli ma pedestri. Io ho cercato di evitare entrambi questi errori, attenendomi alla saggia regola oraziana dell’aurea via di mezzo: ho scelto il criterio della comprensibilità, essendo convinto che, laddove era necessario, si potesse sacrificare parzialmente la fedeltà letterale all’esigenza primaria della volgarizzazione, sempre rispettando, però, lo spirito del testo originale.

Di questo libro, pubblicato esclusivamente nella versione ebook dalla casa edirice Kimerik, le uniche copie cartacee esistenti sono quelle - una decina - in mio possesso, oltre alle altre poche da me vendute o regalate.
(28/4/2020)



 


 Le disavventure di un malpensante


No, non vi preoccupate: non sto parlando di me, non è il solito romanzo autobiografico. Ho voluto, invece, rivisitare con un pizzico di fantasia la biografia di Decimo Giunio Giovenale, un poeta latino, a dire il vero poco amato, vissuto tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. Della sua vita non si sa molto, ma anche quel poco ha dato origine a discussioni e polemiche tra gli specialisti della materia, che, a forza di "distinguo" e di capelli spaccati in quattro, riescono sempre ad alzare un gran polverone, con il risultato di annebbiare la vista e confondere le idee. Senza avventurarmi nelle sabbie mobili del solito saggio erudito, ho voluto anch'io dare la mia versione dei fatti, presentandola direttamente - come dire? - dal vivo e senza motivazioni esplicite: chi conosce i molteplici e complessi problemi sul tappeto, si renderà conto facilmente delle soluzioni da me adottate. Che poi le possa condividere o meno... è un altro paio di maniche. Questo romanzo, in cui mi sono riservato la massima libertà di creare vicende e personaggi a mio piacimento (specialmente donne, assenti totalmente dalle sue tante biografie più o meno fantasiose), si può tuttavia definire come un romanzo storico, perché s'innalza dalle solide fondamenta di autorevoli fonti letterarie. Chi ha dimestichezza con la letteratura latina, si accorgerà facilmente che molti discorsi, fatti da me pronunciare al protagonista, sono tratti integralmente, o rielaborati, dalle "Satire" di Giovenale, come pure che nei primi capitoli, ambientati in Britannia, sono riproposti diversi brani della "Vita e costumi di Giulio Agricola", scritta dal suo genero Publio Cornelio Tacito. Inoltre, ho utilizzato testi di Virgilio, Orazio e Marziale, per non parlare di una veloce citazione di Ovidio.
Vorrei che qualcuno mi spiegasse in che modo una cosiddetta lingua morta, come spocchiosamente è definito il latino da chi non lo conosce o lo conosce poco e male - ma ricordiamoci di ciò che disse Tertulliano riguardo alla religione cristiana: "ne ignorata damnetur!" - sia in grado ancora adesso, all'inizio del terzo millennio, di essere il veicolo che seguita a trasportare fino a noi tesori di saggezza e di umanità, come spero che risulti dalla lettura del mio romanzo. O forse, in fondo in fondo... di queste spiegazioni non me ne importa proprio un fico secco e ciascuno seguiti pure a cuocere nel proprio brodo.
Di questo romanzo, di cui preventivamente mi sono fatto stampare un numero limitato di copie cartacee, esiste la versione ufficiale in e-book, con tanto di numero ISBN, a cura della Casa editrice Kimerik.
Per chiarire alcune tematiche del romanzo, e il modo in cui le ho svolte, sarà utile la lettura della seguente mia intervista... a metà.
- Buongiorno dott. Parsi. Rieccomi qui, per fare le solite quattro chiacchiere sul suo ultimo libro.
La ringrazio di riservarmi tanta attenzione e poi... le sue interviste mi risultano sempre molto piacevoli.”
- Le devo confessare che sono un po' sconcertata: l'avevo lasciata a colloquio con Orazio, una persona saggia ed equilibrata, e la ritrovo in compagnia di Giovenale, uno scrittore – se devo essere sincera – dalle idee molto discutibili.
Ah sì, la capisco perfettamente. D'altra parte anch'io l'ho definito un malpensante, no? Lei si riferisce ovviamente...”
- Mi perdoni se l'interrompo: sì, mi riferisco al modo indegno in cui tratta noi donne. Ci ha scagliato addosso un'intera e virulenta satira di quasi settecento versi...
Sui rapporti tra Giovenale e le donne ci sarebbe da discutere a lungo: c'è chi la chiama misoginia, odio per le donne, e chi, più semplicemente, misogamia, odio per il matrimonio. Comunque si sofferma a lungo sul tema “donna”, perché concentra l'intero argomento in una sola satira, la sesta, mentre in tutte le altre quindici - ma un po' anche in questa - attacca senza pietà i vizi e i difetti degli uomini, a cui fa il pelo e il contropelo. E poi, per restare nell'ambito della sessualità, critica le donne in una sola satira, ma gli omosessuali in due, la seconda e la nona. Nel mio romanzo ho collocato intorno al poeta ben tre personaggi femminili di età diverse, proprio per farlo interagire con loro e sfatare, almeno in parte, questo tradizionale pregiudizio.”
- Dalle sue parole devo dedurre che una delle tesi del suo romanzo – mi perdoni, ma ancora non ho avuto il tempo di leggerlo – è che Giovenale non odia le donne.
No. Io non mi esprimerei in maniera così categorica: tra il bianco e il nero esistono molte sfumature di grigio. Ascolti con attenzione. Nella seconda satira lo scrittore aquinate mette in bocca a una donna, una certa Laronia, un atto di accusa contro gli uomini effeminati. Nei versi 44 – 46 Laronia dice: “Per prima cosa guarda e osserva bene gli uomini; fanno cose peggiori di noi donne, ma li difende il numero...” Questo che cosa significa? Forse che gli uomini sono più numerosi delle donne? No, forse è vero il contrario. Tanto meno una simile affermazione può riferirsi ai soli omosessuali, che costituiscono soltanto una porzione del genere maschile. Quindi, bisogna trarre la logica conseguenza che il numero, di cui parla il poeta, riguarda esclusivamente i viziosi. Praticamente egli dice che il numero degli uomini corrotti e pervertiti è superiore a quello delle donne corrotte e pervertite e ciò permette ad essi di spalleggiarsi più facilmente. Se questo significa essere misogini, giudichi un po' lei...”
- In realtà questa sua spiegazione ha incrinato le mie certezze. Adesso mi rendo conto che, come lei giustamente diceva all'inizio della nostra conversazione, sui rapporti tra Giovenale e le donne ci sarebbe da discutere a lungo... Forse sarebbe il caso che io prima leggessi il suo romanzo con attenzione, magari consultando all'occasione il testo originale delle satire – affiancato, però, da una traduzione a fronte – e poi tornassi ad intervistarla con maggiore cognizione di causa.
Sì, credo che sia la decisione più giusta. Allora, aspetto che lei mi contatti per fissare un altro appuntamento e nel frattempo... buona lettura!”

Marcello Parsi, Le disavventure di un malpensante, Kimerik, ebook 2014
(30/4/2020)



 Ho incontrato un poeta etrusco

  

Autore: Marcello Parsi

Casa editrice: Youcanprint

Data: dicembre 2014

Pagine: 50

Prezzo: € 7, 00 (pubblicazione cartacea)

ISBN: 978-88-91167-28-6 (pubblicazione cartacea)

ISBN: 978-88-91169-83-9 (pubblicazione e-book)

Prezzo: € 2, 99 (pubblicazione e-book)
 

  

Dalla quarta pagina di copertina:

Non è molto frequente che un giovane morto poco prima dei ventotto anni abbia avuto il tempo di compiere qualche cosa di così memorabile da essere ricordato nei secoli. Eppure, questo è il caso del poeta latino Persio, nato a Volterra da una famiglia di origine etrusca e vissuto nel fosco periodo neroniano. La sua è stata vera gloria? Questo opuscolo, pur nelle sue ridotte dimensioni, fornisce al lettore il materiale per rispondere a quella domanda ancora attuale.

Propongo ai miei lettori quattro assaggi significativi.

- La giovinezza onesta e studiosa sotto la guida del filosofo stoico Cornuto :
Non appena la toga pretesta orlata di porpora cessò di proteggere la mia timorosa innocenza e appesi il ciondolo fanciullesco, offrendolo in dono ai Lari succinti, quando i miei compagni accondiscendenti e la bianca toga ben piegata finalmente mi permisero di girare liberamente lo sguardo in tutta la Suburra, nel momento in cui il cammino futuro ci appare incerto e l'ignorare il sentiero della vita conduce gli animi trepidanti davanti agli incroci di strade diverse, mi sono affidato alla tua guida. Tu, o Cornuto, accogli i giovinetti sul tuo petto socratico. Allora il regolo ben usato - capace di correggere senza darlo a vedere - raddrizza i costumi distorti. L'animo è sottomesso dalla ragione e s'impegna ad esserne vinto e sotto l'azione del tuo pollice viene modellato a regola d'arte. Infatti mi ricordo che insieme a te trascorrevo lunghe giornate e impiegavo le prime ore della notte a cenare con te. Entrambi dedichiamo lo stesso tempo in ugual misura al lavoro e ad al riposo e ci rilassiamo dall'impegno dello studio con un pasto frugale. E davvero non potresti dubitare che le vite di entrambi si accordino tra loro secondo una norma precisa e che siano guidate da un'identica costellazione. (Satira V, vv. 30 - 46)   

- Gli affettuosi auguri di una nonna al nipotino:
"Bràmino il re e la regina che sposi la figlia, conteso
sia dalle giovani; ovunque cammini, lì spunti una rosa." (Satira II, vv. 37 - 38)

- La cultura derisa dagli ignorantoni:
Ecco che un centurione, che puzza come una capra,
dice: "Quello che so, mi basta né m'interessa
d'essere un Arcesilao o afflitto come un Solone,
che con la testa inclinata trafigge la terra con gli occhi,
mentre borbotta tra sé e biascica irati silenzi
e le parole soppesa col labbro sporto in avanti,
riflettendo sui vaneggiamenti di un vecchio malato,
che nulla nasce dal nulla e nulla nel nulla ritorna.
Questo ti fa impallidire? Per questo rinunci anche al pranzo?"
Ridono tutti i presenti e la gioventù muscolosa
le vibranti risate raddoppia col naso arricciato. (Satira III, vv. 77 - 87)

- Un angolo incantevole dove rifugiarsi:
O Basso, l'inverno ti ha già fatto accostare al focolare della tua villa in Sabina? Già pizzichi con il plettro severo le corde della tua lira, tu che sei abile a modulare con il giusto ritmo le antiche parole ed i virili accenti della poesia latina, e inoltre sei molto esperto a cantare gli amori giovanili e in più, con la massima verecondia, anche quelli senili? Adesso la mia spiaggia ligure s'intiepidisce e il mio mare trascorre l'inverno in tutta tranquillità, protetto dal baluardo di massicce scogliere, dove la costa arretra in una profonda insenatura.
(Satira VI, vv. 1 - 8) 
(2/5/2020)






Lucrezio e il canto del nulla

Da un lato la scienza, dall'altro la fantasia; da un lato la ragione, dall'altro la passione; da un lato la sicurezza della verità, dall'altro l'angoscia. Dall'intreccio e dal contrasto di questi aspetti contraddittori risulta la poesia più suggestiva del De rerum natura, il capolavoro di Tito Lucrezio Caro, vissuto nel I secolo a.C. L'autore di questo saggio, dopo una doverosa esposizione e discussione dei pochi dati biografici in nostro possesso, presenta una visione d'insieme del poema, soffermandosi sugli argomenti più peculiari di ciascuno dei sei libri che lo compongono. Quindi svolge l'argomento vero e proprio dell'opera, che consiste nella traduzione della parte finale del III libro - la dimostrazione che la morte non è nulla per noi -, suddivisa in nove sezioni, corrispondenti a nove temi diversi, enucleati dall'autore. Ciascuna di esse è preceduta da un'introduzione, che ne spiega il valore e la finalità ed è accompagnata e integrata da altri brani (ora più, ora meno numerosi) di altri autori latini e greci ma anche moderni e contemporanei, che presentano gli stessi temi inquadrati da diversi punti di vista e, pertanto, permettono di scoprirne e apprezzarne anche altre sfaccettature. I capitoli finali illustrano ulteriori aspetti del mondo intellettuale e sentimentale di Lucrezio e completano la funzione formativa e informativa di questo saggio, omaggio doveroso e sentito dell'autore al grandissimo poeta latino.
Marcello Parsi, Lucrezio e il canto del nulla, Youcanprint, 2018
(13/5/2020)





Orazio. Una via per la saggezza


Vissuto nel periodo più luminoso della civiltà romana, legato da un rapporto di familiarità - ma non di sudditanza psicologica - a illustri personaggi politici (l'imperatore Augusto, il suo potente ministro Mecenate) e intimo amico del celebre poeta Virgilio, Quinto Orazio Flacco è l'argomento di questa pubblicazione, che vuole illustrarne le vicende biografiche e il complesso mondo intellettuale, sentimentale e morale. Una scelta mirata di testi oraziani permette puntuali verifiche e approfondimenti delle tesi discusse nel libro.
L'autore non intende presentare in Orazio un modello perfetto di saggezza, errore che è stato commesso per tanto tempo, dovuto a una lettura troppo epidermica dei suoi versi, né, d'altra parte, un superficiale gaudente, che si sia ispirato più o meno coscientemente ai princìpi di un banale e frainteso epicureismo. L'immagine del Poeta, che risulta da questo studio, è quella di un animo sensibile, che cerca di smussare le punte più taglienti della realtà esterna - ma anche interna! - e di fronteggiare i problemi più assillanti, come la fuga del tempo e l'idea della morte, incamminandosi sulla strada la cui meta finale è, o dovrebbe essere, la saggezza. Un uomo normale, quindi, un nostro contemporaneo, che si distingue da noi per essere stato in possesso di una maggiore consapevolezza e che ci ha lasciato in dono il frutto meraviglioso della sua pensosa immaginazione.
Marcello Parsi, Orazio. Una via per la saggezza, Youcanprint, 2017
(20/5/2020)




Al di là di Lucrezio
L'autore non ha inteso analizzare e interpretare il pensiero di Lucrezio come esposto espressamente nel suo poema De rerum natura, ma andare ben al di là. Scopo, infatti, di questo saggio è prendere in esame quegli spunti e quegli accenni che, pur determinati e resi plausibili dalla trattazione poetica di un argomento così logico come la dottrina epicurea, aprono scorci suggestivi e si prestano ad essere i battistrada di un diverso percorso ermeneutico.

  • Titolo: Al di là di Lucrezio
  • Autore: Marcello Parsi
  • Data di uscita: luglio 2020
  • Pagine: 102
  • Copertina: morbida
  • Editore: Youcanprint
  • ISBN: 9788831684835
  • Prezzo: € 10, 00
(13/7/2020)

 

 



 
 

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