domenica 8 agosto 2021

Volere e non volere le stesse cose...

..., quella in fin dei conti è una solida amicizia. Queste parole, scritte dallo storico latino Sallustio, sono messe in bocca al corrotto avventuriero e cospiratore Lucio Sergio Catilina nel capitolo 20 della monografia dedicata alla congiura da lui organizzata e poi sventata da Cicerone, console della Repubblica romana in quell'anno 63 a. C.
Non tutti condividono questa definizione dell'amicizia, forse perché la fraintendono, interpretandola come se essa alludesse a un'identità di capricci volgari e di voglie spregevoli. In realtà Catilina, che ha una sua dignità, pur se ambigua e distorta, si riferisce a qualche cosa di più elevato: una comunanza di princìpi e di valori (senza voler sindacare la loro qualità), la condivisione degli stessi ideali. Una solida amicizia spesso nasce proprio da questo, ma a volte una simile condizione non è il punto di partenza, bensì quello di arrivo: c'è chi desidera condividere valori e ideali con qualcuno, che vorrebbe diventasse suo amico.
Restando nel tema della Letteratura latina e nello stesso I secolo a. C., mi viene in mente il poeta Tito Lucrezio Caro, che compose il suo impegnativo poema filosofico De rerum natura, dedicandolo a Caio Memmio, un noto personaggio politico, che voleva convertire alla filosofia epicurea allo scopo di stringere con lui un vincolo di amicizia:

... ma i tuoi meriti e lo sperato piacere di una dolce amicizia mi persuadono e mi spingono ad affrontare qualunque fatica e a vegliare le notti serene, cercando infine con quali parole e con quale ritmo poetico io possa illuminare la tua mente... (I, 140 - 144).

Eppure, pochi versi prima (I, 102 - 103) era stato colto da un dubbio angoscioso, cioè che quel tanto bramato legame di amicizia, prima o poi potesse sciogliersi e che i due si separassero per sempre:

Proprio tu un giorno o l'altro cercherai di allontanarti da me, vinto dalle terrificanti parole dei sacerdoti.

Per capire questa allusione, bisogna tenere presente che il poema di Lucrezio esponeva la filosofia epicurea, che andava contro la religiosità tradizionale. Il grande poeta e pensatore negli ultimi due versi si rivela un uomo al nostro livello, ci appare come un'anima in pena, che soffre al pensiero di poter essere abbandonato da una persona a lui cara. 

        

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