mercoledì 11 agosto 2021

In cerca del fresco...


 

In questi giorni di caldo torrido fa piacere contemplare l'acqua fresca di una cascatella, che mi fa pensare - per deformazione professionale - alla limpida e gorgogliante fonte di Bandusia, cantata dal divino Orazio nell'Ode tredicesima del III libro. Secondo una tradizione - accettata da alcuni, rifiutata da altri - ci sarebbero state due fonti di Bandusia, di cui solo la prima  autentica: una nei pressi di Venosa, città natale del poeta, attualmente in provincia di Potenza; l'altra nelle vicinanze della villa in Sabina donatagli da Mecenate nel 33 a. C. I primi pensano che il poeta per una forma di nostalgia, di cui però non c'è alcuna traccia né in questa Ode, né nella VI Satira del II libro, che contiene un rapido accenno alla sorgente vicina alla sua villetta, avrebbe imposto lo stesso nome anche alla seconda fonte. Che ci fosse una sola fons Bandusiae o ce ne fossero due, credo che sia di secondaria importanza di fronte allo spettacolo della graziosa sorgente, di cui Orazio ci offre uno splendido ritratto:

O fonte di Bandusia, più chiara del cristallo,
degna di dolce vino e di fiori, domani
ti donerò un capretto,
sulla cui fronte spuntano le prime
corna, segno di amori e di scontri futuri.
Ma no! Che le tue acque gelide macchierà
con il suo rosso sangue
il rampollo dello scherzoso gregge.
L'ora spietata della Canicola rovente
non riesce a toccarti, tu l'amabile fresco
concedi ai tori stanchi
di avere arato, e al bestiame vagante.
Anche tu sarai una delle nobili fonti,
perché io canto il leccio, che sta sulla rocciosa
caverna, da cui sgorga 
zampillante e canora l'acqua tua.




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