venerdì 20 novembre 2020

Maxima debetur puero reverentia

 Al fanciullo è dovuto il massimo rispetto.
Questa frase di Giovenale (Satire, XIV, 47) mi è tornata in mente proprio oggi, leggendo sul televideo le solite e retoriche frasi di circostanza, con cui i nostri beneamati e strapagati governanti celebravano la ricorrenza odierna, 20 n0vembre, ossia la Giornata internazionale del bambino e dell'adolescente. Ormai ci siamo abituati che quasi ogni giorno dell'anno è dedicato al festeggiamento di una particolare categoria di persone: la festa della mamma, la festa del papà, la festa del nonno, la festa del migrante, la festa dei professori, la festa della donna, la festa del bambino... e chi più ne ha, più ne metta. La Convenzione internazionale per la tutela dei bambini, approvata il 20 novembre 1989 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, consta di 54 articoli, la maggioranza dei quali completamente disattesi in tutti gli stati firmatari della succitata Convenzione e alcuni addirittura grotteschi, come quello che vieta a uno Stato di arruolare  come soldati gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni (art. 38 comma 3); altri, invece, in aperto contrasto con altrettanti diritti riconosciuti come sacrosanti per altre categorie di persone. Basti pensare al fatto che viene prevista e garantita una tutela legale al bambino sia prima che dopo la nascita (dal Preambolo della Convenzione ONU 1989: Tenendo presente che, come indicato nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica e intellettuale, necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita), cosa che ovviamente stride terribilmente con il principio di autodeterminazione della donna, a cui è riconosciuto il diritto di interrompere la gravidanza. Tutto ciò non è molto chiaro, né giustificabile da un punto di vista puramente logico.
Giovenale con una sola semplice frase ha detto tutto ciò che c'era da dire, chiamando le cose con il loro nome, senza la riprovevole abitudine dell'odierno e untuoso buonismo, che ha la pretesa di dare sempre ragione a tutti. 

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