giovedì 21 aprile 2022

Il Natale di Roma

Per celebrare degnamente l'odierno anniversario del Natale di Roma (21 aprile 753 a. C.), voglio proporre due brani poetici latini. Il primo è di Orazio, composto nel 17 a. C. sotto l'impero di Augusto, il periodo iniziale e più splendido dell'Impero Romano. Il secondo è di Rutilio Namaziano, l'ultimo grande poeta romano (anche se acquisito: lui era di Tolosa), che innalza un entusiastico e nostalgico inno a Roma, proprio nel quinto secolo d. C., pochi anni dopo il sacco di Roma di Alarico (410 d. C.) e pochi anni prima della caduta definitiva dell'Impero Romano (476 d. C.).

Orazio, Carmen saeculare (vv. 9 – 12)

Alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius.

O Sole, datore di vita,

che generi il giorno e lo celi,

e uguale e diverso ritorni

sul cocchio splendente di luce:

che al mondo tu possa vedere

mai niente più grande di Roma.


Rutilio Namaziano, De reditu suo (vv. 63 – 66)

Fecisti patriam diversis gentibus unam;
profuit iniustis te dominante capi;
dumque offers victis proprii consortia iuris,
Urbem fecisti, quod prius orbis erat.

[Tu, o Roma,] hai dato una sola patria a popoli di stirpe diversa; per chi viveva senza una legge è stato un vantaggio essere conquistato dal tuo dominio e, mentre permettevi ai vinti di essere partecipi del tuo diritto, hai trasformato in una Città quello che prima era un intero mondo.


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