venerdì 21 agosto 2020

Sondaggio: graduatoria finale.

Prima di comunicarvi le mie scelte, vorrei fare una premessa. Gli scrittori latini hanno scritto per essere letti ed apprezzati da tutti, non solo da un ristretto numero di filologi classici con l'aria supponente e la puzza sotto al naso. Per cui le mie preferenze non pretendono assolutamente di valere più di quelle di chiunque altro. Da filologo classico posso fare un discorso critico più articolato e motivato, posso cogliere sfumature più sottili, che solo un'approfondita conoscenza della lingua e un'assidua frequentazione dei classici latini sono in grado di permettere, ma ciò non interferisce con le sensazioni e i gusti personali, tutti rispettabili.
Il mio ordine di gradimento è C - A - D - B.
Do il primo posto alla sentenza di Persio, originale rielaborazione della massima più famosa del pensiero umano: Γνῶθι σεαυτόν (= conosci te stesso), incisa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Chi non si sforza di conoscere se stesso, è condannato ad ignorare gran parte della propria personalità, ad accettare in modo acritico le mode e le idee dominanti, a cui non può contrapporre nessun pensiero veramente suo: in poche parole, ad essere succube del pensiero unico, del conformismo, della più abietta e ridicola omologazione. Cercarsi nel proprio animo, perdersi nella propria dimensione interiore significa anche - e soprattutto - prendere possesso della propria identità unica e irripetibile, ancorarsi a una realtà che trascende la banale, pur se apprezzabile, corporeità e che apre, o può aprire, inaspettati orizzonti.
Colloco la frase di Giovenale al secondo posto, perché la ritengo vera e realistica al cento per cento. Lo stesso piacere, ripetuto meccanicamente con rigida monotonia, porta all'assuefazione e alla noia. Chi mangerebbe, senza avere crisi di rigetto e conati di vomito, bignè alla crema o cannoli siciliani a colazione, pranzo, merenda e cena per una settimana di seguito?
E veniamo a Petronio e alla sua visione della vita come un naufragio. Capisco che una simile concezione sia l'esatto contrario di ciò che pensa un giovane o una giovane, "assai contenta / di quel vago avvenir che in mente avevi". Io stesso (un ex giovane, molto ex) in alcuni momenti resto perplesso davanti a un pensiero così radicalmente  sconsolante, e vedo nelle riposte risorse dell'Io una possibile ancora di salvezza: ecco perché, malgrado tutto, ho dato il primo posto a Persio. Dico: malgrado tutto, perché ho comunque il vago sentore che Petronio in un certo modo non sia troppo lontano dal vero...
Il quarto posto assegnato a Orazio non è davvero punitivo, o segno di disprezzo: l'ho sempre considerato e lo considero uno dei più grandi poeti della letteratura mondiale, tanto che su di lui ho scritto due dei miei saggi letterari. Però quella sentenza, come l'ho già definita in sede di presentazione, mi appare troppo paradossale per essere vera e per essere vissuta realmente giorno per giorno. E' una bella battuta a effetto, ma non è, a mio parere, una frase veramente consolante, come lui vorrebbe farla passare, rivolgendola all'angosciato Tibullo. Sul valore e sull'interpretazione del tempo Orazio ha scritto tanti versi molto più profondi e suggestivi.
Ecco, dunque, la classifica finale:

Punti 22: (C) PERSIO
Punti 17: (B) Orazio
Punti 12: (A) Giovenale
Punti   9: (D) Petronio

In onore del vincitore il prossimo post sarà dedicato a uno dei brani più belli delle Satire di Persio.

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