venerdì 2 luglio 2021

A proposito di compleanni...

Tra i popoli antichi quello che per primo diede importanza ai compleanni e ai loro festeggiamenti fu il popolo latino, secondo cui alla nascita di un individuo se ne prendeva cura un nume tutelare, detto Genius, che lo accompagnava in tutto il cammino della vita fino alla morte, come una specie di angelo custode. Pertanto il dies natalis (giorno della nascita o compleanno) acquistò a Roma una grande importanza, perché era principalmente la festa del Genius, che veniva onorato con offerte e sacrifici.
Eccone due illustri testimonianze poetiche:

Diciamo parole di buon auspicio: è giunto agli altari il giorno natalizio.
Chiunque tu sia qui presente, uomo o donna, fa' silenzio.
(Tibullo, Elegie, II, 2, 1 – 2)

O Macrino, segna con un bianco sassolino
il giorno fausto, che ti aggiungerà gli anni che fuggono via.
(Persio, Satire, II, 1 – 2)

E infine non posso tralasciare una delle più belle Odi di Orazio (la undicesima del IV libro), in cui al tema dei preparativi dei festeggiamenti per il compleanno di Mecenate si uniscono tanti spunti morali e tante amare considerazioni personali sulla vecchiaia incipiente, che segnerà in modo irrevocabile la fine dei suoi innamoramenti. È tanto bella che non posso esimermi dal citarla per intero:


Ho un orcio di vino albano, invecchiato da più di nove anni; nell'orto, Fillide, c'è l'apio per intrecciare corone: c'è una grande quantità di edera che, avvolta intorno ai tuoi capelli, ti farà apparire uno splendore; la casa scintilla d'argento, l'altare, cinto di pure verbene, brama di essere spruzzato con il sangue di un agnello immolato. Tutta la servitù è affaccendata; le ancelle vanno correndo qua e là insieme ai giovani schiavi; le fiamme tremolanti dalle loro punte emettono tutt'intorno un fumo grigiastro.
Tuttavia, affinché tu sappia a quali gioie sei invitata, sappi che devi festeggiare le Idi, giorno che divide a metà il mese di Aprile, dedicato a Venere marina; giorno che per me è giustamente solenne e quasi più sacro del mio compleanno, perché a partire da questo il mio Mecenate conta gli anni che scorrono.
Il Telefo, che tu desideri, un giovane non della tua condizione sociale, lo ha preso prima di te una ragazza ricca e allegra, e lo tiene legato a sé con una catena a lui gradita. La combustione di Fetonte atterrisce le ambizioni umane e l'alato Pegaso, infastidito dal cavaliere terreno Bellerofonte, fornisce il valido esempio di seguire sempre le cose adatte alla tua condizione e di evitare chi è troppo diverso da te, ritenendo empio concepire speranze al di là di ciò che è lecito.
Orsù, vieni, ultimo dei miei amori (infatti in seguito non mi accenderò per altre donne), apprendi le melodie, che canterà la tua voce amabile: con il canto saranno attenuate le nere angosce.

Orazio sta organizzando i festeggiamenti per il compleanno del suo protettore ed amico Mecenate: nella casa fervono i preparativi e tutta la servitù è indaffarata. Per questa grande occasione il poeta invita pure Fillide, la giovane di cui è attualmente invaghito. Lei, però, spasima per un ragazzo, Telefo, che appartiene a una classe sociale superiore, a sua volta innamorato di una ragazza ricca e allegra. Orazio, come un fratello maggiore, le consiglia il senso della misura, per non concepire speranze e desideri che vadano al di là della sua condizione. Fillide canta con voce melodiosa e per questo Orazio insiste ad invitarla: il suo dolce canto allevierà le nere angosce: quelle di lui, che avverte tristemente l'avanzare dell'età - Fillide sarà il suo ultimo amore - e quelle di lei, sofferente per una passione non corrisposta.

Da un inizio vivacemente descrittivo, si passa a due riferimenti mitologici, che dovrebbero ammonire gli uomini a non oltrepassare i propri limiti, quindi a una fase più riflessiva - potremmo dire: più oraziana - e infine si giunge alla conclusione intima e tenera al tempo stesso, in cui si sente vibrare una nota affettuosa per la giovane triste, la cui voce amabile potrà dare sollievo a entrambi.
Concludo queste mie divagazioni sui compleanni, trascrivendo a mo' di malinconica conclusione una parte del pensiero XIII, tratto dai CXI pensieri di Giacomo Leopardi:

Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento, che per veritá non ha a fare con essi piú che con qualunque altro dì dell’anno, paiono avere con quello un’attinenza particolare, e che quasi un’ombra del passato risorga e ritorni sempre in quei giorni, e ci sia davanti: onde è medicato in parte il tristo pensiero dell’annullamento di ciò che fu, e sollevato il dolore di molte perdite, parendo che quelle ricorrenze facciano che ciò che è passato, e che piú non torna, non sia spento né perduto del tutto...


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