mercoledì 12 gennaio 2022

Latino, Greco e scacchi...

Sono un appassionato di scacchi e in gioventù ho partecipato a molti tornei, organizzati dalla F.S.I. (Federazione Scacchistica Italiana). Nel 1982 mi trovavo a Bagni di Lucca, per prendere parte a un torneo di Seconda Categoria Nazionale. Bisognava giocare otto partite, una ogni pomeriggio. Le mattine, a meno che non dovessi concludere una partita rimasta interrotta il giorno prima, prendevo il treno e andavo a visitare le belle città dei dintorni: Pisa e, specialmente, Lucca. Pisa è famosa in tutto il mondo per la Torre pendente e la Piazza dei Miracoli, ma Lucca, a mio parere, ha un fascino tutto particolare: il suo centro storico, ricco di architetture e monumenti, che testimoniano gli aspetti artistici di diverse epoche, la suggestiva cinta muraria del '500, la meravigliosa Cattedrale di S. Martino, il suggestivo Monastero di S. Gemma Galgani, che mia madre, sua devota, mi aveva chiesto di visitare...
Nella Cattedrale di S. Martino andai più volte, perché c'era molto da vedere e ammirare: mi limito a citare lo splendido monumento funerario di Ilaria del Carretto, opera di Jacopo della Quercia. Una mattina, che mi trovavo lì, fui colpito da un graffito inciso su una parete in ombra, a cui precedentemente non avevo fatto caso. Erano cinque parole greche: thànatos athànatos tà loipà thnetà (= morte immortale le restanti cose mortali). Rimasi incantato ad osservarle e me le impressi nella memoria.
Quando, parecchi anni dopo, mi dedicai a uno studio approfondito su Lucrezio, autore da me amato fin dai tempi del Liceo, mi sorpresi di trovare una corrispondenza letterale tra la “morte immortale” citata nel graffito di S. Martino a Lucca e la “mors immortalis” citata nel verso 869 del terzo libro del poema lucreziano (De rerum natura, edizione critica di Adolfo Cinquini [insegnò greco e latino a mio padre nel Ginnasio-Liceo Visconti di Roma], O.E.T. Accademia, 1948): i pensieri veramente grandi non possono non incontrarsi, da qualunque parte provengano.
E il mio torneo? Come andò a finire? A due partite dalla fine stavo in ottima posizione e avevo molte possibilità di essere promosso alla Prima Categoria Nazionale, ma la mattina del penultimo giorno, scendendo dal treno alla stazione di Lucca, non mi accorsi che sotto agli scalini c'era un avvallamento: appoggiai male il piede e subii una dolorosa distorsione alla caviglia. Il pomeriggio provai a giocare lo stesso, ma il dolore m'impedì di concentrarmi e persi la partita. All'ultima diedi forfait e me ne tornai a Roma zoppicante e avvilito. Ma Lucca mi rimase nel cuore e ogni tanto ancora mi soffermo a riflettere su quella strana coincidenza tra il materialista Lucrezio e quell'iscrizione greca cristiana...

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