martedì 25 maggio 2021

In difesa dei bambini

Oltre alla parte iniziale dell'Institutio oratoria del retore Quintiliano la satira XIV di Giovenale è uno dei pochi testi pedagogici della letteratura latina degni di essere ricordati. In essa il poeta rimprovera i genitori, responsabili di presentare ai figli ancora bambini dei pessimi esempi, che s'imprimeranno sulla cera vergine del loro animo e non potranno non essere imitati. Padri dediti al gioco d'azzardo o alla ricerca delle più sofisticate prelibatezze culinarie, madri che passano da un amante all'altro, il culto del denaro come bene supremo, e poi scene sconce di ballerine seminude, che vengono a intrattenere gli ospiti durante i banchetti... Con quali princìpi e assimilando quali valori, potranno crescere e maturare i maschietti e le femminucce in simili ambienti e con tali educatori? Ecco, dunque, la netta sentenza di Giovenale, che assume il ruolo di imperativo categorico:

al bambino è dovuto il massimo rispetto
(XIV, 47)

E' sorprendente notare quanto Giovenale sia attuale dopo quasi duemila anni: i nostri tempi sono quelli della pedofilia imperante, dei rapimenti di bambini a scopo sessuale, o per espiantare organi, o per avviarli ai furti e all'accattonaggio, o per culti demoniaci, mentre i cosiddetti adulti si stracciano le vesti e si strappano i capelli, perché si sta estinguendo questa o quell'altra specie di bestie. Ovviamente, dati i nostri tempi perversi e i pervertiti, che ci vivono, questa sua attualità in difesa dei bambini gli sarà rinfacciata e attribuita a colpa, come già è stato fatto per la sua mal interpretata misoginia, la sua presunta omofobia, la sua motivata xenofobia.
Dovunque si trovi adesso Giovenale, senz'altro se la ride, vedendo i decerebrati che lo criticano, ma senz'altro gli farà piacere apprendere che un personaggio illustre, vissuto un po' prima di lui, ma che non ebbe la possibilità di conoscere, la pensava proprio allo stesso modo:

E chi scandalizzerà uno di questi piccoli, che credono in me, per lui sarebbe meglio che gli fosse legata al collo una macina da mulino e fosse gettato nel mare. (Marco, IX, 42).

Non è un caso che la cultura latina pagana e quella cristiana convergano sugli stessi temi, anche se con accenti diversi: è proprio grazie alla loro azione combinata, se negli ultimi millenni l'umanità si è evoluta moralmente e spiritualmente, tanto è vero che entrambe vengono rifiutate e demonizzate dalle bieche e abiette forze tenebrose, che tramano nell'ombra per riportare l'uomo a uno stato animalesco, o forse ancora più in basso. 



   

   

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