martedì 30 novembre 2021
(Uomini e) bestie
lunedì 29 novembre 2021
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venerdì 26 novembre 2021
Antigone per sempre
Nessuno dei leader di partito ha sentito il dovere civico e morale di riprendere il premier Mario Draghi, il quale nel corso della conferenza stampa di presentazione del Super green pass ha detto che i non vaccinati sono de facto esclusi dalla società. Si tratta di una frase tanto grave che avrebbe dovuto provocare una mezza rivolta nelle file della maggioranza. Invece, niente. Tutti ipnotizzati, poi, magari, sono gli stessi che parlano di cittadinanza e diritti riempiendosi la bocca di vuote parole sfilando ogni 25 aprile mentre concionano di diritti e fratellanza.
Mi riallaccio alla fine del ragionamento di Eugenio Capozzi nell'editoriale di oggi. «Chi non si vaccina è letteralmente fuori dalla società civile, trasformato nemmeno in un cittadino di serie B, quanto in un “non cittadino”». Ebbene, chi si occupa del non cittadino? Quale speranza ha di poter essere un giorno raccolto?
L'espressione "non cittadino" ha un non so che di tragico. Quale potrà mai essere la colpa, il terribile fio tale da far perdere a un uomo la sua appartenenza a una comunità sociale chiamata patria, nazione, città? Un vaccino sperimentale e dall'efficacia ogni giorno che passa più risicata può essere una buona scusa per dividere gli uomini di una comunità in cittadini e non cittadini?
Nell'antica Tebe perse il titolo di cittadino il povero Polinice, che si scannò con il fratello Eteocle per una guerra fratricida. Alla loro morte, il re Creonte, zio dei due, decretò per Eteocle i funerali solenni, mentre per il reietto Polinice l'onta di rimanere insepolto fuori dalle mura cittadine.
Stesso sangue, ma destino diverso. L'uno premiato dal potere, l'altro disprezzato e dato in pasto agli avvoltoi. Se non fosse stato per Antigone, la pietosa sorella che preferì affrontare la morte per dare degna sepoltura al fratello. Scoperta, viene condannata a morte dallo zio, che punì l'atto di insubordinazione. Antigone però non è una sconfitta, perché il suo gesto, unito al suo sacrificio, sono arrivati fino a noi come un'idea madre della legge naturale universale, che l'eroina sofoclea chiamava nomima agrapta (leggi non scritte).
C'è una legge non scritta nel cuore dell'uomo e riguarda la sacralità della morte come della vita. L'intangibilità dei diritti di cittadinanza sanciti iure sanguinis al momento della nostra nascita seguono questa legge non scritta. Neppure ai terroristi più efferati è stato negato lo status di cittadino italiano. “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”, recita l'articolo 22 della Costituzione.
E' inquietante che nessuno abbia avuto la forza di rimproverare il premier dicendogli che non gli è consentito dire questo. Eppure, sono gli stessi politici che ogni 2 Giugno regalano copie della Carta agli studenti.
Ma è pur anche vero che all'orizzonte non si vede un'Antigone in giro disposta a riportare dentro le mura cittadine le carcasse dei cittadini no vax, ormai bollati senza appello come nemici del popolo e della salute. Nessuno che ricordi ai Creonte di turno: «Nacqui a legami d'amore, non d'odio». Questi sono i risultati.
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mercoledì 3 novembre 2021
Sopra la panca...
In questi giorni, in cui sto curando la pubblicazione del mio ultimo romanzo – è la ventitreesima opera da me composta: 16 romanzi + 7 saggi critici –, mi è tornato in mente l'inizio della mia attività da romanziere, cioè il primo capitolo del mio primo romanzo La città del destino. S'intitolava, e tuttora s'intitola, a meno che qualcuno non ne abbia cambiato il titolo a mia insaputa, Una panchina nel parco, panchina che svolge un ruolo fondamentale nel corso di tutto il romanzo e, di conseguenza, in tutta la tetralogia, che appunto da lì prende le mosse, quella che ho definito La saga di Ablasor. Oltre a quella panchina immaginaria, ma per me realissima, mi vengono in mente altre panchine nella mia vita, due prima e due dopo.
Delle due precedenti una è direttamente legata alla mia laurea, ed è una panchina di Villa Sciarra, in cui a pochi giorni dalla discussione della Tesi mi appartavo con il testo del mio elaborato, per chiarirmi ulteriormente le idee, al fine di prevedere e confutare possibili obiezioni da parte degli esaminatori e perfezionare la traduzione di alcuni brani greci da me citati, su cui verteva la discussione dell'argomento. L'altra, invece, era situata sul Gianicolo, in un vialetto che conduceva al piazzale del belvedere, la terrazza panoramica, dove si trova la statua equestre di Giuseppe Garibaldi. Lì, dopo la laurea e quando già insegnavo, mi recavo ogni tanto in qualche raro pomeriggio libero, per leggere in santa pace e in un'ambientazione invitante opere letterarie di mio gradimento. Devo precisare che allora abitavo in Viale di Villa Pamphili, abbastanza vicino sia a Villa Sciarra sia al Gianicolo.
La quarta panchina riveste per me un ruolo molto particolare, in quanto potrei dire che costituisca un record, una specie di primato anche se del tutto involontario e imprevisto. Proprio il 3 novembre dello scorso anno avrei dovuto impartire una lezione di latino a una mia allieva, che doveva prepararsi a un'interrogazione su un certo numero di poesie di Orazio. Per un disguido trovammo chiuso l'accesso agli appositi locali scolastici e quindi per un'ora e mezza mi adattai a svolgere la lezione su una panchina, collocata in una strada vicina, in mezzo al traffico automobilistico, tra l'andirivieni dei passanti, che ci guardavano sorpresi e incuriositi, mentre declamavamo ritmicamente parole in una lingua a loro sconosciuta: il fatto è che oltre alla traduzione e al commento bisognava pure eseguire la lettura metrica dei versi... Perché ho detto che potrebbe costituire un record? Perché mi è capitato di insegnare sia in presenza (naturalmente), sia molto spesso tramite e-mail, per telefono, per videochiamata, ma una e una sola volta su una panchina in mezzo alla strada. Mi mancano solo lezioni per via telepatica, ma mi sto attrezzando anche per quelle...
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