Leggere e rileggere i classici latini e greci fa bene allo spirito, perché ci permette di prendere le distanze dalla volgarità e dalla cafonaggine dei tempi moderni, magnifici e progressivi (?)... Per esempio, più andiamo indietro nel tempo e più ci rendiamo conto che l'eterno e ovvio contrasto tra vecchi e giovani non è stato sempre vissuto come un aspro scontro tra due mentalità incommensurabili, ma poteva anche essere sanato sulla base del rispetto. Leggiamo questi sette versi di Giovenale, tratti dalla XIII satira (vv. 53 – 59):
Inprobitas
illo fuit admirabilis aeuo,
credebant
quo grande nefas et morte piandum
si
iuuenis uetulo non adsurrexerat et si
barbato
cuicumque puer, licet ipse uideret
plura
domi fraga et maiores glandis aceruos;
tam
uenerabile erat praecedere quattuor annis
primaque
par adeo sacrae lanugo senectae.
La sfacciataggine suscitava scalpore in quel tempo, in cui consideravano un grande delitto, e da doversi espiare con la morte, se un giovane non si era alzato in piedi davanti a un vecchio e se un ragazzetto non l'aveva fatto davanti a uno con appena un po' di barba, anche se a casa sua era abituato a vedere una maggiore quantità di fragole e mucchi di ghiande più grossi; tanto era degno di rispetto precedere qualcuno di soli quattro anni e fino a tal punto la prima lanugine era equiparabile alla veneranda vecchiaia.
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