La
parola latina calculus,
che deriva da calx
calcis (= calce),
indica una concrezione calcarea
e quindi può essere tradotta in italiano come sassolino, pietruzza.
Con i sassolini le bambine e i bambini romani cominciavano a fare i
primi conti, un po' come i nostri bimbi con il pallottoliere, ossia
imparavano a calcolare.
Ma le pietruzze erano anche usate come pedine su diversi tavolieri in
giochi come il Ludus
Latrunculorum,
una via di mezzo tra la Dama e gli Scacchi, o uno equivalente al
nostro filetto, altrimenti detto mulino, di cui, però, si ignora
quale fosse l'autentico nome latino. L'etimologia ci aiuta anche a
capire come mai si chiamino calcoli quelle aggregazioni patologiche
di sali minerali che si formano nella cistifellea, nel fegato, nei
reni. Di queste tre diverse accezioni, attualmente se ne seguitano ad
usare due, quella aritmetica e quella medica, una delle varie prove
evidenti e inconfutabili che anche nel campo scientifico moderno non
si può fare a meno del latino: chi non è d'accordo, cancelli pure
dal dizionario italiano le parole calcolo, nel suo doppio
significato, calcolare, calcolatore, calcolatrice, tutte derivate
dall'antenato calculus,
e le sostituisca con altre parole. Nell'attesa che ciò avvenga
voglio mostrarvi in che modo un grande scrittore latino come
Petronio, il famoso arbiter
elegantiae della
corte neroniana, personaggio che figura sia nel romanzo Quo
vadis?,
sia nel film da esso tratto, abbia usato il termine calculus
con
una suggestiva ed icastica valenza metaforica.
Encolpio,
il protagonista del romanzo Satyricon,
che è anche l'io narrante e, pertanto, tende ad identificarsi con
l'autore, sulla riva del mare dopo un naufragio osserva il cadavere
di un suo ex rivale. In preda alla commozione, improvvisa un discorso
funebre di commiserazione del suo antico avversario e, dopo aver
amaramente osservato che non solo in mare ma in qualunque circostanza
siamo in balìa del destino ed esposti a una morte imprevista ed imprevedibile, giunge
alla seguente conclusione:
si
bene calculum ponas, ubique naufragium est
(se
collochi bene il sassolino, il naufragio è dovunque).
Il
riferimento al sassolino può essere interpretato nel doppio
significato di fare bene i conti e di collocare la pedina sul
tavoliere nel modo strategicamente più funzionale, ma in ogni caso
il concetto risultante è unico e consiste nella metafora:
addizionare o sottrarre bene due numeri, come anche eseguire la mossa
giusta sul tavoliere equivale a ragionare, riflettere con profondità
e precisione. Per cui, la mia traduzione è questa:
se
ci rifletti bene, la vita è tutta un naufragio
è proprio così, "il resto è silenzio" Massimo
RispondiEliminaMi aspettavo che tu condividessi questa sentenza di Petronio: d'altronde ne avevamo già parlato più volte in passato.
RispondiEliminaSto ancora aspettando che tu "ritiri" il premio vinto come millesimo visitatore del blog, ossia che mi comunichi l'argomento su cui dovrò scrivere un post.
Ciao.