Prendo
lo spunto per questo mio post da alcune frasi scritte da mia figlia
Claudia, contenute nel suo primo commento al mio articolo “Scrivere
è vivere” del 12 ottobre scorso. Sono delle idee su cui ho
riflettuto spesso pure in passato, fin da bambino, ma ancora di più
negli ultimi anni: sia allora che ora sono state e sono per me sempre
fonte di una sottile angoscia. Le frasi sono queste:
Personalmente
preferisco romanzi leggermente più lunghi (ma non troppo) della
media ma solo per evitare di pensare “mannaggia, è già finito”
nel momento di massimo coinvolgimento, dopo essermi accorta che le
pagine rimaste sono troppo poche.
Quello
che lei ha scritto, riguardo alla lunghezza di un libro, fin da
bambino mi angustiava quando andavo al cinema, in cui mi godevo tutto
il primo tempo e la prima metà del secondo, poi sentivo l'amaro in
bocca quanto più si avvicinava la fine. Può provocare la stessa
sensazione spiacevole uno spettacolo teatrale, un bel gioco, una
gita, un appuntamento particolarmente gradito, la consumazione di un
buon cibo, una qualsiasi esperienza bella, la frequentazione di una
persona o di un ambiente per un certo periodo di tempo e non più:
insomma qualunque cosa di piacevole sottoposta alla tirannia del
tempo “invidioso”, come lo definisce Orazio. Non credo di dire
qualche cosa di particolarmente profondo, perché ritengo che una
sensazione del genere non sia soltanto io a provarla. Quando poi si
supera una certa età, il valore del tempo si raddoppia, si triplica
e non se ne vorrebbe sprecare neppure un minuto, perché ogni attimo
buttato via o sfuggitoci non tornerà più. Ecco perché in questo
blog tra le quattro sentenze memorabili ho messo anche una del
filosofo Seneca: nullum sine exitu iter est (= nessun viaggio
è senza una sua fine), proprio per avere questo continuo spunto di
riflessione. A poco a poco sto arrivando alla conclusione che il
termine di qualunque cosa (per es.: di quelle che ho elencato) non sia una fine drastica e ultimativa, ma un possibile inizio. Di che? Mah!
Ciascuno avrà la sua risposta da dare.
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