martedì 12 ottobre 2021

Scrivere è vivere

Per quei pochi – preferisco non quantificarne il numero, perché altrimenti mi resterebbe l'amaro in bocca – dicevo: per quei pochi veramente interessati alla mia attività di scrittore (ogni tanto farebbe piacere leggerne qualche commento) voglio dilungarmi un po' sul romanzo, che sto componendo, fornendo loro alcuni ragguagli.

- In data odierna sono arrivato a pagina 132 e, quindi, mancando ancora, più o meno, altri due capitoli, è possibile – ma non lo garantisco – che io riesca a superare il mio record di lunghezza, che è di 156 pagine complessive nel romanzo: Quando ruggisce la notte (2016). Capisco che questa mia osservazione possa apparire un po' bizzarra, ma ho voluto farla, dato che tra i miei lettori c'è stato e c'è chi mi ha rimproverato di non aver scritto romanzi più lunghi, magari di centinaia e centinaia di pagine, in confronto ai quali i miei appaiono come esili e scarni... Bignami.

- Il romanzo risulta strutturato in tre parti, ciascuna divisa in capitoli. La prima parte, la più movimentata e romanzesca, costituisce l'imprescindibile presupposto delle altre due, che risultano più discorsive e ideologiche.

- Indipendentemente dai tempi di ambientazione ci sono ricorrenti riferimenti allo storico latino Sallustio, indirettamente nella prima parte, esplicitamente nelle altre due.

- Inoltre mi preme confessare che ho provato e sto provando una grande soddisfazione e spesso un grande godimento durante l'ideazione e la stesura del romanzo. Immedesimarmi nelle vicende dei personaggi e nei loro moti interiori, sia intellettuali che sentimentali, descrivere stati d'animo e situazioni di vario tipo mi permette di estraniarmi dalla realtà, proiettandomi in un altro mondo, non importa se migliore o peggiore purché diverso.

- Infine vi regalo l'ultima chicca, ossia il titolo del romanzo, ma sotto una forma ermetica e disarticolata, che dovete ricostruire, sulla base dei dati che vi fornisco.

Lettere usate:

a (2), b (1), e (2), g (1), i (3), l (2), o (2), r (1), t (1), u (1), v (2).

Parti del discorso:

articolo (1), verbo (1), congiunzione (1), sostantivo (1), particella pronominale (1).

Più chiaro di così...    


6 commenti:

  1. Faccio parte di quei pochi veramente interessati alla tua attività di scrittore, anche se precedentemente non ho trovato parole giuste per strapparti qualche risposta. Personalmente preferisco romanzi leggermente più lunghi (ma non troppo) della media ma solo per evitare di pensare "mannaggia, è già finito" nel momento di massimo coinvolgimento, dopo essermi accorta che le pagine rimaste sono troppo poche.
    Sul titolo ho provato con carta e penna ma non ce la posso fare 😁

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    1. Accolgo con interesse la tua opinione, anche se il mio discorso non era rivolto proprio a te. Sono contento che tu abbia usato la parola "coinvolgimento": significa che le mie narrazioni riescono a suscitare in te un certo interesse.
      Spero che tu ed Ivano stiate bene. Salutamelo.
      Ciao.

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  2. Stiamo un po' meglio di ieri ma ancora non benissimo. Ivano ti risaluta.
    Almeno puoi dire se il titolo è in italiano o in latino? 😄

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    1. Sono contento che piano piano state migliorando.
      Il titolo è in italiano.
      Ciao a tutti e due.

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  3. Caro Marcello, il famoso "ubique naufragium est" del tuo amico Petronio rende molto bene l'idea di ciò che mi circonda, di piccoli e grandi problemi, reali o presunti.
    Stai trattando argomenti molto complessi che richiederebbero discussioni approfondite. Ecco due mie esternazioni.
    La lunghezza dei tuoi scritti è sicuramente un argomento che abbiamo trattato più volte, ma non mi sono certo angosciato ultimando la lettura di un tuo libro, pur spesso godendo della stessa.
    Apprendo che scrivere ti serve ad estraniarti dalla realtà proiettandoti in un altro mondo quale che sia, ma penso che le motivazioni siano molto più variegate.
    Scrive Guccini: "se son d'umore nero allora scrivo
    frugando dentro alle nostre miserie
    di solito ho da far cose più serie
    costruir su macerie o mantenermi vivo"
    Un abbraccio.

    Massimo

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    1. Caro Massimo, ero convinto che mi avresti scritto qualche cosa, anche perché l'allusione alla maggiore o minore brevità dei miei romanzi era rivolta, come hai ben compreso, proprio a te. Mi compiaccio che la frase di Petronio sia entrata a far parte del tuo "modus cogitandi", tanto che te ne servi come citazione allusiva. Mi interesserebbe sapere quali siano, secondo te, le "motivazioni molto più variegate": perché una buona volta non ne parliamo da buoni fratelli? Stavolta sono io ad apprezzare una tua citazione: quella di Guccini è ottima.
      Un abbraccio
      Marcello

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